CATTERALE DI LUCERA

Il duomo di Lucera, ufficialmente basilica cattedrale di Santa Maria Assunta, nel centro storico della città di Lucera, è un esempio di architettura gotico-angioina. Eretta per volere di Carlo II d’Angiò e consacrata nel 1302, è la principale chiesa della città e anche la cattedrale della diocesi di Lucera-Troia. Fu dichiarata monumento nazionale nel 1874 e santuario diocesano di Santa Maria Patrona nel 1955.

Secondo la tradizione, la diocesi di Lucera fu fondata in epoca paleocristiana dal vescovo Basso e dai suoi successori Pardo, Giovanni e Marco.

Dell’antica cattedrale, saccheggiata nel 663 ad opera del bizantino Costante II, si perdono le tracce nei secoli successivi, cadendo probabilmente in rovina nel XIII secolo quando Federico II deportò in città i saraceni della Sicilia. L’imperatore svevo nel suo testamento stabiliva che la chiesa di Lucera, diruta, dovesse essere riparata.

Quando Carlo II d’Angiò nel 1300 sterminò i saraceni, fece edificare una nuova Cattedrale, costruita, in stile gotico-angioino, forse sulla demolita moschea saracena tra il 1302 ed il 1317, ma consacrata già il 14 ottobre 1302. La sua costruzione è attribuita su base stilistica all’architetto francese Pierre d’Angicourt. La sua partecipazione al progetto è però controversa, in quanto è attestato con sicurezza soltanto il suo incarico del 1304, dove si occupò della demolizione delle case preesistenti alla cattedrale[3].

Nel corso del XVIXVII secolo la cattedrale fu rinnovata secondo il gusto barocco con l’aggiunta di quattro cappelle laterali.

Nel 1834 papa Gregorio XVI la dichiarò Basilica minore, e nel 1874 divenne Monumento Nazionale. Da questo momento e fino alla fine del secolo, col beneplacito di Ruggiero Bonghi, la chiesa fu oggetto di restauri, concepiti come un ripristino del romanico o del gotico, ma che in realtà portarono alla distruzione di quasi tutte le testimonianze storico-artistiche rinascimentali e barocche: i marmi che decoravano gli interni furono smantellati e venduti; le cappelle dell’Annunziata e di Santa Maria di Costantinopoli (del 1617) e le cappelle del Santissimo Sacramento (1594) e della buona morte (1603) furono abbattute così come i porticati sui fianchi della chiesa; antichi cancelli in ferro battuto vennero smontati o fusi. Si salvarono gli altari laterali del transetto, gli altarini della parte di fondo e le acquasantiere in stile rococò.

Il 25 marzo 1955 è stata dichiarata “Santuario mariano diocesano di Santa Maria Patrona“, da mons. Domenico Vendola, vescovo dell’allora diocesi di Lucera.

fonte: wikipedia